CUMURA, da "Terra Maledetta" a terra di Vita
Cumura significa “terra maledetta”. Ed è qui, in questa landa coperta da vegetazione tropicale che i Frati
Francescani nel 1955 hanno costruito il loro centro più importante.
Un polo di attività che ha ridato speranza all’intera Guinea. Sì, perchè Cumura in cifre è una serie di scuole
per un totale di 1.500 studenti, dalla scuola materna al liceo; è un lebbrosario a cui arrivano anche
ammalati provenienti dai paesi vicini; è un ospedale completo di tanti reparti. Solo quello di maternità
registra 160 nascite al mese.
Il lebbrosario raccoglie in numero crescente di pazienti affetti da Aids, Tbc e Lebbrosi, patologie tutt’altro
che debellate da queste parti, anzi, in aumento.
Ora i Frati Francescani vorrebbero costruire un nuovo laboratorio di analisi perchè quello attuale è ormai
fatiscente e consente di effettuare solo 60 analisi di sangue al giorno.
Tutto cominciò, tanti anni fa, con la cura dei lebbrosi, che prima venivano confinati da queste parti come in
un lazzaretto. Dovevano autosostentarsi, nessuno voleva avvicinarsi a loro.
Solo di medicinali Cumura spende 100.000 euro all’anno, pur potendoli comprare al 10% del loro prezzo
grazie all’opera di una società olandese.
L’ospedale di Cumura ha cento dipendenti. I loro stipendi vengono pagati solo in parte dallo stato, il resto
lo mettono i Frati, anzi lo mettono i benefattori che girano a loro tante offerte ed aiuti.
Parlando di dipendenti, le scuole ne hanno 40, sono invece 12 gli operai impegnati nelle manutenzioni
edili, 5 quelli che lavorano nei vari laboratori artigianali (perchè qui tutto si cerca di farlo in casa), 15 i
braccianti. Tutti nel libro paga (qualcuno solo in parte) dei Frati Francescani. E poi ci sono le suore,
anch’esse Francescane. A Cumura sono cinque e sono parte attiva nella gestione della scuola materna e
di alcuni reparti ospedalieri, come la Pediatria e la Maternità.
”La Provvidenza ci ha sempre aiutato” dice frate Memo, quello che usa il muletto e di Cumura è anche
l’economo “e ogni mese riusciamo a trovare i circa diecimila euro necessari per fare andare avanti tutto”.
Una mano la dà anche Padre Piergianni, frate di Montecchia di Crosara dal lungo barbone bianco, che sa
fare il geometra, l’elettricista, l’idraulico… e sa usare bene anche il computer, frate Gianfranco Gottardi di
Ceggia (VE), tuttofare che in 20 anni ha girato tutte le missioni in Guinea Bissau.
Se il fondatore di Cumura padre Settimio Ferrazzetta li vedesse oggi lavorare come api nell’alveare
sarebbe orgoglioso di questi tre fraticelli veneti (con Frate Memo, Frate Gianfranco e Frate Piergianni,
opera anche il superiore Padre Ernesto, parroco di Cumura) e dei loro colleghi portoghesi; uno dei quali, il
giovane padre Victor, è anche medico e non c’è giorno che arrivi in ritardo al refettorio per qualche urgenza
in sala… Sorride quando gli si chiede come si fa a sostenere questi ritmi. Questione di fede? Di etica
professionale? Forse l’una e anche l’altra.
Certo che Cumura è un’ancora per il futuro della Guinea. Esempio fra tanti delle cento, mille, diecimila
Cumura sparse nel mondo, dove missionari e laici grazie al loro lavoro volontario ogni giorno permettono
all’Africa di guardare al proprio futuro con un pizzico di speranza in più…
di Renato Malaman
Alcune immagini da Cumura (clicca sulle foto !)